Cessione o gestione interna? Il dilemma delle sofferenze bancarie italiane

Un euro su cinque prestati dalle banche italiane finisce nella categoria dei prestiti deteriorati, e di questi il 58% versa nella situazione peggiore, si tratta infatti di sofferenze. E' quanto emerge dall'indagine di Mediobanca "Focus sul sistema bancario italiano nel 2015" condotta su un campione di 492 istituti di credito, rappresentativo di oltre il 96% del sistema bancario italiano.

Il focus calcola in 175,6 miliardi di euro i crediti deteriorati netti, di cui 76,2 miliardi sono le sofferenze nette. I crediti netti deteriorati rappresentano, secondo lo studio, l’80,2% del patrimonio netto tangibile, che sulla base di questi numeri risulta parti a 221 miliardi. Il tasso medio di copertura dei crediti deteriorati è pari al 44%, più alto nelle banche costituite come società per azioni dove il "coverage" è pari al 47,5%. Più bassi i tassi di copertura dei crediti deteriorati per le Banche popolari (38,4%) e per le Bcc (40,2%) che però hanno meno sofferenze rispettivamente il 52% e il 53%. L’effettiva possibilità di rientro dei prestiti da parte delle banche, varia in base alle 3 tipologie di Npl: le “lievi” esposizioni scadute e sconfinanti da oltre 90 giorni (13,7 mld lordi recuperabili all’81%), le inadempienze improbabili (136,2 miliardi salvabili al 73%) e le più gravi sofferenze (210 miliardi riscattabili appena nel 42% dei casi).

Si tratta anche di crediti ampiamente assistiti da garanzie: «il 75% ha una garanzia totale che copre il 100% del valore di libro, il 7% una garanzia parziale che copre il 78% del valore di libro mentre il 18% dei crediti deteriorati netti non è coperto da alcuna garanzia». I crediti deteriorati non coperti da alcuna garanzia «sono pari a 34 miliardi, la maggioranza dei quali (73%) in capo alle banche spa».

I crediti deteriorati totalmente garantiti lo sono per «l’81% da immobili, per il 16% da garanzie personali e per la restante percentuale da titoli e altre garanzie reali. La quota di garanzie immobiliari è massima nelle Bcc (85%). Il 15% dei crediti deteriorati non ha alcuna garanzia e si tratta di 34 miliardi di euro. Di solito, l’alto tasso di crediti deteriorati presenti nei bilanci delle banche è letto come elemento di debolezza e causa della riduzione del credito erogato verso famiglie e aziende. Secondo l’Area Studi di Mediobanca, invece, non è detto che sia così. I margini per consentire alle banche italiane di recuperare con soddisfazione i crediti finiti in sofferenza ci sono.

Per questi rientri – che in genere impegnano 4/5 anni – le banche hanno due possibilità: gestire gli ammanchi internamente (recuperandone il 47% del valore) o cederli a operatori terzi specializzati (valorizzando gli Npl per il 23%), che ritagliano il loro guadagno comprando a un tasso di sconto tra il 15 e il 25%. La differenza tra le due soluzioni segna quindi un +24% a favore della prima.

Secondo Mediobanca, molto dipende dalle garanzie e dalla capacità delle singole banche, mentre il prezzo della cessione a terzi «può essere elevato, anche attraverso un migliore corredo documentale dei crediti deteriorati e delle loro garanzie».

Se, dunque, alle banche non si mettono eccessivi limiti temporali, le possibilità di avere una certa soddisfazione sul recupero crediti è possibile.

Se una banca non è riuscita a riottenere la restituzione, per fare un esempio, di un prestito da 150.000 euro erogato a un suo cliente, e alla fine decide di vendere il credito deteriorato in questione a 80.000 euro, la perdita sofferta è evidente. E la cessione degli Npl avviene sempre a un valore ben inferiore rispetto a quello originario.

Se ipotizzassimo una cessione in blocco di tutti i 176 miliardi di crediti deteriorati netti alla metà del loro prezzo contabile  – spiega Mediobanca - si abbatterebbe il patrimonio netto tangibile del 40%“. La flessione sarebbe invece pari a-17% nel caso in cui la cessione avesse per oggetto solo le sofferenze.

Per Mediobanca,dunque alla cessione dei crediti deteriorati a terzi è preferibile la gestione in house delle sofferenze. Banca d’Italia recentemente ha affermato che “è difficile dimostrare il legame tra livello degli Npl e incapacità di erogare il credito. E che gli Npl sono stati usati come comodo colpevole”, come capro espiatorio.



Fonte: Credit Village

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